Rayong – Thailand
Le cure palliative
Anche attualmente la maggior parte dei malati ospitati proviene da ospedali provinciali e distrettuali, dove sono abbandonati da parenti ed amici. Altri si presentano spontanemente, perché privi di ogni aiuto, altri vengono segnalati da enti e persone che conoscono il Centro, alcuni vengono raccolti letteralmente dalla pubblica via. Il Centro, dalla sua apertura nel 1995 al dicembre 2006, ha registrato la presenza di 1.291 malati di Hiv/Aids: di questi 605 sono deceduti a causa del virus, mentre 408 hanno avuto l’opportunità di rientrare in società. Tra le attività più notevoli del Centro merita di essere citato il reparto delle cure palliative prestate ai malati terminali, con particolare attenzione per chi altrimenti non avrebbe alcuna possibilità di essere assistito negli ultimi giorni e mesi che precedono la morte. Il reparto consta di 60 posti-letto. Incaricati della cura sono sedici persone, uomini e donne. Fra di loro vi sono anche dei volontari e perfino degli ex-malati, che ora grazie alle cure fruite in passato al Centro si sono resi indipendenti (vivono fuori dal Centro e conducono una vita normale), sono stipendiati e sono in grado di aiutare altri. Va detto, comunque, che tutti gli operatori sanitari, oltre che ben motivati, umanamente e spiritualmente, sono preparati anche tecnicamente a tale difficile compito. Il gruppo è guidato da un’infermiera professionale, specializzata in cure palliative. Il reparto di cure palliative si è reso necessario per minimizzare il tremendo impatto che il progredire della malattia provoca nei malati di Aids. L’obbiettivo primario è quello di accompagnare la vita nel modo più dignitoso e umano possibile. La vita è assolutamente affermata, fino al momento in cui la morte arriva. La morte, grazie anche alla cultura religiosa buddista, non è temuta ed è vissuta dai pazienti quasi sempre con ammirevole dignità.
La collaborazione con gli ospedali di Rayong e con i distretti sanitari della zona è continua e necessaria. Nell’intento di assicurare ai pazienti, prima ancora che una morte “dignitosa”, una buona qualità della vita che rimane, viene attivata ogni possibile competenza socio-sanitaria e non viene omessa nessuna delle risorse farmacologiche accessibili, soprattutto dopo l’avvento delle terapie antiretrovirali rese in parte disponibili anche dal Ministero della Sanità Thai.
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